PODCAST - Nuovi farmaci e nuove indicazioni

A seguito della pubblicazione in gazzetta ufficiale del 31 luglio 2023, nivolumab è ora rimborsato in prima linea in associazione a chemioterapia nei pazienti affetti da carcinoma squamoso e adenosquamoso dell’esofago.



Sintesi

A seguito della pubblicazione in gazzetta ufficiale del 31 luglio 2023, nivolumab è ora rimborsato in prima linea in associazione a chemioterapia nei pazienti affetti da carcinoma squamoso e adenosquamoso dell’esofago. L’approvazione giunge a seguito dei risultati del trial di fase 3 CHECKMATE 648, in cui pazienti affetti da carcinoma squamoso o adenosquamoso dell’esofago avanzato, ricorrente o metastatico, non precedentemente trattati, venivano randomizzati a ricevere chemioterapia, chemioterapia in associazione a nivolumab, o combo immuno nivolumab e ipilimumab. I Primary endpoints erano OS e PFS, ed era prevista una stratificazione dei pazienti in base all’espressione di PD-L1.
Da giugno 2017 a novembre 2019 sono stati randomizzati 1358 pazienti, di cui circa la metà aveva un’espressione di PDL1 maggiore o uguale a 1. Dopo 13 mesi di follow up, nei pazienti con PD-L1 espresso, la mOS è stata di 15,4 mesi nel braccio di chemio-immuno vs 9,1 mesi nel braccio di chemio da sola e la mPFS 6,9 vs 4,4 mesi; la mDOR era di 8,4 vs 5,7 mesi. È interessante notare che nel braccio di chemio immuno le risposte complete sono state del 16%, rispetto al solo 5% nel braccio di sola chemio. Nel braccio nivo-ipi nei pazienti con PDL1 espresso, la mOS è stata di 13,7 mesi vs 9,1 mesi della sola chemioterapia. In questa popolazione, la PFS è risultata negativa (4 vs 4,4 mesi); tuttavia ormai siamo soliti vedere nei trial di immunoterapia un’assenza di vantaggio in PFS a fronte invece di un vantaggio in sopravvivenza, verosimilmente per un effetto benefico ritardato. La mDOR con la doppietta di immunoterapia è stata di quasi un anno (11,8 mesi).
Fra i pazienti con PDL1 negativo, la mOS è stata di circa 1 anno in tutti i bracci, e non si è dimostrato un vantaggio in PFS dall’aggiunta del nivolumab alla sola chemioterapia, seppur segnali di efficacia si sono visti anche in questo sottogruppo, in particolare in termini di ORR e DOR. In termini di tossicità, il maggior numero di eventi avversi di grado superiore a 3 si è verificato nel braccio di combinazione chemio immuno, rispetto alla doppietta di immunoterapia o alla chemioterapia da sola. In un’analisi esploratoria, si sono dimostrati di sovrapponibile utilità clinica sia il PDL1 CPS che TPS, pertanto la modalità di esecuzione non risulta determinante nella prescrizione del farmaco. br>
Qual è la rilevanza pratica di questa novità? L’associazione nivolumab chemio ha dimostrato un chiaro vantaggio in sopravvivenza nei pazienti con tumore dell’esofago a istologia squamosa, in prima linea, con PDL1 maggiore o uguale a 1. Questo va a estendere ulteriormente la prescrivibilità dell’immunoterapia in questo setting di patologia, colmando il gap lasciato da pembrolizumab (al momento prescrivile solo nei pazienti con espressione di PDL1 CPS >= a 10). È importante però specificare che la scheda AIFA limita il backbone chemioterapico al solo cisplatino-fluoro; non sono pertanto prescrivibili regimi a base di oxaliplatino.

Bibliografia

  1. Regime di rimborsabilità e prezzo, a seguito di nuove indicazioni terapeutiche, del medicinale per uso umano «Opdivo». (Determina n. 551/2023). (23A04508) (GU Serie Generale n.186 del 10-08-2023).
  2. Doki et al. Nivolumab Combination Therapy in Advanced Esophageal Squamous-Cell Carcinoma. N Engl J Med 2022; 386:449-462.